Ho pensato che mi piacerebbe far conoscere a sempre più persone la lunga storia della diga del Vajont, della comunità di Erto e Casso, di quanto insomma successo negli oltre dieci anni precedenti quella fatidica notte.

Ed allora ho letto, chiesto e camminato in quella valle ed alla fine ho intuito che il percorrere i passi dei carbonai, di coloro che vivevano del bosco, delle donne, del lavoro faticoso, poteva essere una chiave di accesso alla complessa storia svoltasi a partire dagli anni appena successivi la seconda guerra mondiale.

Il Sentiero dei Carbonai anche detto in dialetto Trui del Sciarbon venne ricavato per trasportare il carbone prodotto nelle ere (le piazzole  appositamente costruite livellando il terreno nel bosco) da Erto a Longarone, passando per il paese di Casso.
Erano proprio le donne di Erto ad esserne incaricate; con le spalle cariche delle gerle (grossi cesti in vimini intrecciati) piene del prezioso combustibile scendevano nella valle del Piave a venderlo ai “cittadini”.
Il percorso permette di ammirare dall’alto l’abitato di Erto vecchia, il lago e le frazioni oltre la valle e ma soprattutto per tutta la sua lunghezza la gigantesca linea di frana creatasi sul Monte Toc il 9 ottobre del 1963 che portò a valle oltre 270 milioni di metri cubi di roccia e terra.
Cammineremo lungo il sentiero per raggiungere il paese di Casso e lungo il cammino ci soffermeremo davanti ai panorami che ci si apriranno davanti per leggere alcune pagine, per ricordare quanto successo e farlo nostro.

Alla fine del cammino ci porteremo verso Erto (recuperando le macchine parcheggiate il mattino) per partecipare alla rappresentazione del Venerdì Santo.

A Erto, correva l’anno 1631 e dalla valle del Piave arrivavano incredibili storie di morte. La gente in tutti i paesi moriva colpita da un morbo tanto misterioso quanto contagioso: la peste bubbonica o peste nera. Il vicino Cadore temendo il contagio pose su tutti i passaggi e sui valichi di montagna delle guardie armate, ma non servì a nulla (vi ricorda qualcosa?). In quello stesso anno gli Ertani per allontanare l’epidemia, espressero un voto solenne: se risparmiati, ogni anno nel giorno del Venerdì Santo, avrebbero ricordato la Passione e la Morte di Gesù Cristo in croce e le sue sofferenze con una processione in costume. Stranamente Erto fu risparmiata, forse non per il voto, ma più probabilmente per il grande isolamento. Sta di fatto che la gente credette all’aiuto del cielo, iniziò così una delle più antiche e suggestive Sacre Rappresentazioni della Passione e Morte di Gesù.

A Erto, invece la Rappresentazione rimase invariata fino agli inizi del nostro secolo; nata modestamente, con personaggi limitati come Pilato, Caifa, Giuda, qualche pretoriano e naturalmente Gesù, si giovava di costumi improvvisati e ingenui trovati nelle vecchie cassapanche di famiglia. I tamburi venivano preparati sul posto con pelli di capra e bordati con nastri e frange, mentre le armi consistevano unicamente in lunghe e strane lance. Poiché il paese non era collegato a strade, la rappresentazione rimase quasi patrimonio esclusivo degli ertani, che tramandavano di padre in figlio l’obbligo morale assunto dai loro avi. In seguito il prete/chiesa e gli attori/comunità vennero a diverbio e la rappresentazione assunse un tono laico. Nel 1946 l’autorità ecclesiastica decise di escludere dalla processione del Venerdì Santo la Sacra Rappresentazione, in quanto divenuta spettacolo laico e profano che metteva soltanto in evidenza particolari attitudini o bravure. Nello stesso anno venne costituito ad Erto il “Comitato pro Venerdì Santo” con due compiti ben precisi: salvare la tradizionale manifestazione che, abbandonata a se stessa, senza una direzione, andava fatalmente spegnendosi e ridare quella serietà e proprietà che contraddistinguono analoghe rappresentazioni in Europa. La popolazione tutta rispose con slancio all’iniziativa e, anche se i sacrifici erano rilevanti, si rinnovarono tutti i costumi, cercando di rimanere fedeli agli originali, infine fra i giovani del paese vennero scelti che potevano rappresentare le figure di Cristo, gli Apostoli, Caifa, Pilato, Giuda, il Cireneo, i legionari romani e la folla del tempo.

La tragedia del 9 Ottobre 1963 oltre a sconvolgere la valle del Vajont e disperdere tutti gli abitanti nei paesi vicini, interruppe la prosecuzione annuale della Rappresentazione che tanti consensi aveva ormai colto in tutto il Veneto e in varie parti d’Italia. Tutto sembrava distrutto o irrimediabilmente danneggiato. Ancora una volta il “Comitato pro Venerdì Santo” cercò di salvare la tradizione e nel 1968 riunendo le persone che avevano animato la Rappresentazione, ebbe la forza di ricominciare daccapo.

Appena scende la notte, la processione prende il via attraverso gli stretti vicoli del paese per arrivare su un colle a ridosso delle case: qui si celebra il processo, il tradimento di Giuda, la condanna, la crocefissione, e le tenebre che scendono rendono ancora più suggestivo il tutto …ed alla fine della rappresentazione si ritorna in paese a brindare in Osteria.

8 Km

4h Incl. soste

+250 m -250 m

Media-Facile

  • Zaino con snack
  • Borraccia/bottiglia con almeno 1,5 l d’acqua a testa
  • Calzature alte con suola scolpita tipo Vibram
  • Pantaloni lunghi comodi per camminare
  • Maglietta e maglia di ricambio
  • Giacca anti vento impermeabile
  • Cappello o foulard
  • Bastoncini (consigliati)

Si richiede assenza di vertigini ed un minimo di confidenza con terreni sassosi

Ore 14:00 (puntuali)

Parcheggio Diga del Vajont
33080 Erto e Casso PN
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20€     Adulti
10€     Ragazzi dai 14 ai 18 anni
Gratis Bambini sotto i 13 anni

La quota comprende: l’accompagnamento con Guida Ambientale Escursionistica;

La quota NON COMPRENDE: spostamenti in auto, pranzo, e tutto quanto non espressamente indicato ne “La quota comprende”

Il trekking avrò luogo con almeno 8 partecipanti

Escursione guidata da:
ENRICO BUTTIGNON
Guida Ambientale Escursionistica

Abilitazione Ufficiale Regione
Emilia Romagna (L.R. 4/2000 )
Accompagnamento ai sensi della L.N.4/2013

INFO & PARTECIPAZIONE

+39 348 49 56 176

enrico.buttignon@itrekitaly.it

Prenotazione obbligatoria entro: Ore 17:00 del 08/04/2020
(fino ad esaurimento posti)

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